Architettura.
La bella chiesa
di San Basilio ha un impianto basilicale a tre navate. Il corpo longitudinale è
scandito da arcate a tutto sesto su colonne con elementi di spoglio. La
crociera è coperta da una cupola, frutto di rimaneggiamento posteriore. Il
braccio sinistro del transetto è occupato da un ambiente quadrato voltato a crociera
e adibito a sagrestia. Venticinque rocchi antichi di varia qualità e tipologia
sono riutilizzati in tutte le colonne della chiesa. Le basi sono differenti
nella forma e nelle dimensioni, alcune sono antiche.
Un’ara
cilindrica, proveniente da Aecae, è riutilizzata come ultimo rocchio sulla
quarta colonna di sinistra, di probabile destinazione funeraria, è del tipo
cilindrico con festoni e bucrani.
Un capitello,
di tipo corinzio di età severiana, mancante di volute è importante per la
tipologia che presenta la prima corona costituita da foglie acantine dalle caratteristiche
digitazioni spinose che, toccandosi, configurano zone d'ombra conformate come
una maglia di figure geometriche contigue. Le foglie della seconda corona sono
articolate a partire dalle fogliette superiori dei lobi mediani, queste si
chiudono sulle digitazioni del lobo centrale e determinano, al di sopra della
sagoma di sfondo, uno spazio rettangolare-trapezoidale. (Pensabene 1973)
La semi colonna
a destra dell'ingresso principale presenta il capitello, visibile per i due
terzi della superficie, costituito da un calato di sedici foglie d'acqua
appuntite, molto allungate con margini e costolatura rilevati, sulle quali si
staglia una corona più esterna di otto foglie acantine; l'abaco è articolato in
un cavetto sormontato da un breve ovolo. L'esemplare appartiene alla classe dei
capitelli a calice o di tipo pergameno, che ha avuto ampia diffusione in ambito
microasiatico e greco e che compare in Italia piuttosto tardi, alla fine del I
secolo d.C. (Börker 1965, 152; Pensabene 1986; Liljenstolpe 1997-1998). Di
recente Luigi Sperti ha assimilato il capitello di San Basilio ai noti
esemplari reimpiegati in San Marco a Venezia. Risulta analogo per tipologia al
capitello di San Basilio un esemplare conservato presso il Museo civico di
Troia.
Un architrave di età severiana, riutilizzato come
architrave nella porta laterale sinistra, si compone di tre fasce lisce
separate - dal basso verso l'alto - da un astragalo costituito da perline
cilindriche-ovoidali intervallate da fusarole biconvesse e da un kyma a di
foglie acantine (per la peculiarità del kyma ionico di coronamento della prima
fascia, poco consueto in occidente, cfr. Pensabene 1996-1997, 64).
1516: data
di realizzazione del fonte battesimale.
Le porte
laterali, secondo uno studio del Prof. Tavolaro hanno un allineamento
solstiziale.
Storia
La prima
menzione della chiesa in una pergamena di Montecassino, risale al 1087. In
transunto, il documento, del giugno 1087, riferisce che Erbio di Lohec nato in
Britannia, venuto in Troia a sposarsi la figlia di Londolfo di Gizzo diacono, fece
una ricca donazione alla chiesa di S. Angelo nelle mani del preposto Malfrido,
presenti, tra gli altri, il giudice ducale Giovanni di Francone e Pietro diacono
arciprete di San Basilio. Lo stesso Pietro, arciprete di San Basilio, lo si
trova ancora presente ad un’altra
donazione del maggio 1092, questa volta del Duca Ruggiero al vescovo Girardo,
per esprimere consenso alla rinuncia dei diritti precedentemente concessi all’arcipretura
di San Basilio sul casale di San Lorenzo in Carminiano, l’antica Carmenia, che
ora passavano alla mensa vescovile.
Nel 1169 la
chiesa si arricchisce del bellissimo pergamo, dono di Guglielmo il Buono. L'ambone che ora si trova nella Cattedrale di
Troia, si compone di una cassa rettangolare sostenuta da quattro colonnine e
rinforzata da pilastrini angolari e cornici finemente intagliate. Sul pannello
principale è scolpita l’aquila reggi-leggio sorretta
da una colonna, mentre nel rilievo rivolto verso l’ingresso è raffigurato un
leone nell'atto di azzannare un agnello. Nel bordo inferiore si legge la seguente
iscrizione:
"ANNO
DOMINICAE INCARNATIONE MCLXIX REGNO VERI DOMINI NOSTRI WILLELMI DEI GRATIA
SICILIAE ET ITALIAE REGIS MAGNIFICI OLIM REGIS
WILLELMI FILII ANNO QUARTO MENSE MAI II INDICTIONE FACTVM EST HOC OPVS".
L’apposizione
di “ITALIAE REGIS” esprime più un desiderio e un augurio per la dinastia
normanna, in quanto il titolo ereditato lo faceva Re di Sicilia, Duca di Puglia
e Principe di Capua.
Di questo
pergamo non sappiamo, con assoluta certezza, in che tempo sia stato rimosso
dalla sua prima sede per essere collocato in cattedrale e, anzi, la Pina Belli
D’Elia (2003) rifiuta la tradizione secondo cui l’originaria collocazione
dell’ambone dovette essere la chiesa di San Basilio, considerandolo, al
contrario, pienamente in linea con l’assetto e con la decorazione della
Cattedrale.
Una foto del
1910, riprende un ambone in San Basilio, esso, però, appare mancante dell’aquila
reggi-leggio e si presenta con colonne più tozze. Sarebbe auspicabile venirne a
capo.
Bibliografia
Belli D'Elia
1986: Pina Belli D'Elia, La Puglia, Milano 1986, 460-461.
Belli D'Elia 1987:
Pina Belli D'Elia, Alle sorgenti del romanico. Puglia XI secolo, Bari 1987,
21-26.
Bertaux 1904: Émile Bertaux, L’art dans l’Italie Méridionale, tome
premier: De la fine de l’Empire Romain à la Conquête de Charles d’Anjou, Paris
1904, 356.
Castrianni
2008: Laura Castrianni, "Aecae-Troia:nota topografica preliminare",
in G. Ceraudo, Sulle tracce della via Traiana. Indagini aerotopografiche da
Aecae a Herdonia, Foggia 2008, 87-88.
Rotili 1966:
Mario Rotili, La diocesi di Benevento, Spoleto 1966, 76-81.
Vergara
1981: Pasquale Vergara, "Elementi di spoglio nella Chiesa di San Basilio a
Troia", Prospettiva, 1981, 26, 57-60.





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